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Ponte Tubo antistante la Diga del Vajont – Erto e Casso (PN)

COMMITTENTE

ENEL Green Power

IMPORTO LAVORI

SERVIZIO

Indagine geofisica sperimentale: tomografia sismica in trasparenza 3D, georadar

Tutti conoscono la diga del Vajont, ma non tutti sanno che rappresenta “solo” un serbatoio dell’impianto idroelettrico Piave-Boite-Maè-Vajont. In questo impianto di enormi dimensioni, gioca un ruolo fondamentale il ponte tubo antistante la diga del Vajont, che attraversa la forra a 200m di altezza. 

A seguito di un imponente crollo, il plinto di fondazione in destra idrografica su cui fonda il ponte-tubo è rimasto scalzato, facendo presagire un possibile collasso dell’opera, ancora in esercizio.  

La natura della roccia che caratterizza il sito ed il suo assetto strutturale hanno predisposto l’isolamento di cunei e torrioni imponenti, come quello distaccatosi alla base del plinto di fondazione della spalla in destra idrografica. Dall’analisi geomeccanica, condotta in parete mediante ricorso a funi e tecniche alpinistiche, è emerso il potenziale coinvolgimento, in future dinamiche di versante, della spalla del ponte-tubo, data la presenza di una frattura passante. Per superare i limiti dell’analisi geomeccanica di superficie, è stata ideato un piano di indagini geofisiche con lo scopo di caratterizzare in modo indiretto, non invasivo, ed areale il contatto roccia-plinto e i giunti su cui si sarebbe potuto innescarsi uno scivolamento. 

Nella pianificazione delle indagini geofisiche in questo contesto è stato tenuto conto di alcuni vincoli importanti che inevitabilmente condizionano la scelta dell’approccio d’indagine. Nell’ipotesi di operare con le classiche misure geofisiche, basate sull’inversione tomografica dei tempi di arrivo di onde diving, si osserverebbe solo un generico abbassamento di velocità in un intorno molto grande della zona di discontinuità senza la possibilità di risolvere la geometria della zona anomala con un grado di risoluzione adeguato agli scopi dell’indagine. Ciò è dovuto all’impossibilità di illuminare il corpo oggetto di indagine ottenendo geometrie di transilluminazione. L’analisi delle onde rifratte in senso stretto sarebbe altresì problematica a causa dell’abbassamento di velocità in corrispondenza di zone di discontinuità che non consentirebbero alle onde di rifrangersi verso la superficie. Tali considerazioni sono riferite anche a qualsivoglia approccio di tipo tomografico. In considerazione di ciò, è stato impostato un piano di indagine sismica 3D “in trasparenza”, ovvero basata sul calcolo della distribuzione di velocità delle onde sismiche a partire dalla misura di una serie di tempi di percorso diretto sorgenti-ricevitori, disposti sulla superficie del volume indagato, ricorrendo a specifici settaggi, geofoni, filtraggi e metodi di inversione. I modelli tomografici delle onde di compressione, grazie all’alto grado di dettaglio derivante dal reticolo di raggi sismici nel volume indagato, hanno consentito di evidenziare nel dettaglio le caratteristiche di deformabilità delle strutture (direttamente correlate alla velocità delle onde di compressione) e gli eventuali difetti interni. In totale, sono state acquisite 1500 tracce sismiche singole.

L’indagine ha permesso di: 

  • individuare le porzioni di cemento ammalorate (velocità sismiche minori);
  • investigare il contatto plinto-roccia (presenza di vuoti o comunque di cattivo contatto);
  • definire la geometria del contatto plinto-roccia.

Sono state inoltre eseguite indagini georadar che hanno permesso di tracciare l’andamento dei giunti rilevati in superficie e caratterizzarli in termini di apertura, spaziatura, persistenza, ondulazione.

In entrambi i casi è risultato fondamentale il ricorso a tecniche alpinistiche avanzate, ovvero ad operazioni su fune con idonee attrezzature e accorgimenti atti ad operare anche in strapiombo, a 200m da terra.

Una successiva fase di elaborazione dei dati mediante software dedicati, oltre che evidenziare gli elementi indagati, ha permesso di effettuare un’analisi di stabilità del cuneo roccioso su cui insiste il plinto di fondazione. La caratterizzazione eseguita si inquadra quale supporto alla determinazione dell’idoneità statica del ponte.

L’indagine condotta ha permesso di ricavare dati altrimenti impossibili da rilevare, e, sulla scorta di essi, di arrivare ad un elevato dettaglio modellistico, con un vantaggio temporale ed economico inaspettato. Il cliente si aspettava il peggio, ma grazie al dettaglio raggiunto è stato possibile intervenire in modo chirurgico, con una spesa contenuta, e cosa più importante mantenendo in funzione l’infrastruttura.